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Nella storia, l’uomo è sempre stato affascinato dai sogni. I re antichi cercavano, attraverso i sogni, di prevedere il futuro esito della battaglia che stavano per intraprendere. Ma anche in epoche più recenti, attraverso i sogni l’uomo ha cercato nel sogno degli indizi sulla buona fortuna: si pensi alla smorfia napoletana, interpretare i simboli dei sogni per poter scommettere sui numeri delle estrazioni del lotto. Nella bibbia, attraverso i sogni vengono dati suggerimenti divini agli uomini.
Freud per primo, ha invertito questa tendenza: non tanto cercare di prevedere il futuro, ma attraverso il sogno comprendere il nostro passato e il nostro presente. Tutti conoscono il famoso saggio del 1900 “l’interpretazione dei sogni”. Molti fanno risalire a questo testo l’inizio stesso della psicoanalisi. Proprio per questa ragione vale la pena di capire quale lavoro rivoluzionario abbia compiuto Freud con questa approfondita ricerca scientifica e perché da questa sia scaturita la base di quella nuova scienza che egli chiamò psicoanalisi.
Il punto di partenza della ricerca di Freud era apparentemente semplice: i sogni devono avere un senso, anche se al sognatore questo sfugge completamente.
In una sua notissima canzone, Jovanotti ripeteva: “la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”. Ecco una semplicissima e classica interpretazione. Ma se andiamo a suggerirla ad una persona che soffre di vertigini rischiamo di ricevere qualche insulto. Questo non perché l’interpretazione non sia corretta, ma perché per il nostro amico è priva di senso.
Ed eccoci appunto al senso: il senso che può avere per me quel determinato sogno.
Il lavoro dell'inconscio: il senso del sogno
Freud partiva da questa ipotesi: il sogno deve essere il prodotto di un lavoro dell’inconscio. La scoperta di Freud sta tutta in questa premessa: l’inconscio è un ‘amico’ che sta suggerendo qualcosa al nostro io, ma lo fa attraverso un suo linguaggio: immagini, simboli, gesti, dettagli. Un po’ come quando proviamo a risolvere un rebus e ci troviamo di fronte a qualcosa che non comprendiamo, ma partiamo dalla certezza che deve esserci un senso, e che dunque se riusciremo a fare un lavoro di elaborazione dei singoli dettagli e del significato delle immagini, il nostro rebus avrà sicuramente una soluzione di senso compiuto, anche se spesso non è quella che ci aspettavamo.
Lacan era solito suggerire ai giovani analisti di dedicarsi alle parole crociate. La ragione risiede in qualcosa che è esperienza comune: per risolvere le parole crociate bisogna procedere per libere associazioni.
C’era dunque bisogno di una bussola, per Freud, per potersi addentare nella comprensione di quei rebus che sono i sogni.
Nella sua lunga ricerca, la prima coordinata di questo rebus Freud la trovò notando che non c’era modo di trovare un significato comune per tutti i sogni: i cosiddetti simboli non funzionavano.
La prima cosa da chiarire è proprio questa: quello che si sente spesso dire riguardo, ad esempio, al “simbolo fallico” in realtà non ha senso, cioè non è il senso che il sognatore spesso attribuisce al suo sogno. Il faro, la pistola, la matita, la spada … che molti interpretano come ‘simboli fallici’ spesso per il sognatore sono insignificanti.
Il sogno è del sognatore
Eccoci dunque al secondo punto importante per orientarci con i sogni: il sogno è del sognatore. Non è dello psicologo, tantomeno dello psicoanalista, ma è di colui ha prodotto il sogno. Solo lui ne custodisce il senso, benchè non sappia decifrarlo.
Immaginiamo un bambino che ci racconta di aver sognato un ‘cattivo con una grande spada’. Secondo i nostri studi potremmo dire che ha sognato il padre (arrabbiato e per questo cattivo) che lo minacciava con il suo grosso pene. Sappiamo infatti che le fantasie del bambino spesso girano intorno all’argomento sessuale e che egli immagina che il padre abbia un pene molto più grosso del suo, e per questo possa in qualche modo sovrastarlo, sconfiggerlo.
Eppure questa interpretazione per il nostro piccolo sognatore potrebbe non avere alcun senso e sarebbe addirittura controproducente, se non dannoso, suggerirgliela.
Possiamo dunque solo domandare a lui quale sia il significato del suo sogno: ovviamente lo dovremo fare attraverso delle domande che lo aiutino ad orientarsi. “Chi era quel signore cattivo?”. “Perché era arrabbiato con te?”. Il nostro eroe allora potrebbe sorprenderci rivelando che non era affatto arrabbiato con lui, ma stavano solo giocando.
Il sogno è la realizzazione di un desiderio
Senza addentrarci ulteriormente con le ipotesi, qui possiamo scoprire la terza coordinata che ha trovato Freud nell’interpretazione del sogno: il sogno è sempre la realizzazione di un desiderio.
La cosa ci sorprende e non poco, perché spesso i sogni che facciamo ci si presentano come angoscianti, minacciosi, incomprensibili.
Per aiutarci possiamo fare uso di quelli che chiamiamo ‘sogni ad occhi aperti’, ovvero le fantasie.
Queste sono spesso la realizzazione, magari attraverso un conflitto, di un desiderio che ci appare spesso impossibile. Immaginare di cambiare lavoro, l’incidente del nostro nemico, possedere quella donna che consideriamo inarrivabile. Così attraverso la fantasia noi spesso cerchiamo di risolvere un conflitto, spesso interiore, che ci appare senza soluzione. Vediamo dunque nella fantasia, la realizzazione di un desiderio.
A molti è nota l’esperienza di non ricordare i propri sogni. A volte solo tracce, ricordi confusi ed evanescenti. Spesso dopo pochi minuti dal risveglio questi stessi ricordi spariscono e non ne rimane traccia. Pochi invece sanno che quando una persona inizia un’analisi comincia nel giro di breve tempo a ricordare i propri sogni. Ciò che solitamente era posto sotto rigida censura da parte della nostra coscienza, comincia a venire alla luce e a rivelarsi: questo accade perché l’inconscio recepisce subito il lavoro analitico come un possibile alleato, dunque come una nuova possibilità di venire alla luce.
Ecco il desiderio nella rima di Jovanotti: “voglia di volare”.. Non paura, ma desiderio travestito nel suo contrario. In questo travestimento sta quello che Freud chiamava contenuto latente (nascosto) del sogno, rispetto al contenuto manifesto (esplicito) che si era presentato. La vertigine sarebbe il modo in cui si presenta il desiderio di volare.
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E’ evidente che per comprendere il senso del sogno occorre un lavoro di elaborazione aperto alla sorpresa dell’imprevisto. Colui che soffre di vertigini tutto potrebbe aspettarsi, tranne che scoprire dentro di se il desiderio di volare.
Ovviamente solo il sognatore potrà confermare o smentire, o più esattamente arrivarci lui, con il suo lavoro di interpretazione degli elementi che il sogno gli ha offerto.
Certamente, il lavoro di Freud ci dice che il sogno è un materiale prezioso, offertoci dall’inconscio per nostro beneficio, ma solo il sognatore è in grado di coglierne il senso, e dunque quel desiderio che racchiude. All’analista è riservato solo il compito di ascoltare il sognatore e di accompagnarlo in questo lavoro di ricerca con le domande più appropriate.
Dunque sogni d’oro a tutti.