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Il dolore, la sofferenza, il tradimento, la resilienza, ma anche la forza, l’amore, la terra, l’impegno politico e soprattutto il colore, tanto tanto colore.
Questa è solo una parte di ciò che possiamo ritrovare nella vita di Frida Kahlo: la più grande pittrice messicana ma soprattutto una grande donna.
Magdalena Carmen Frida Calderon nasce il 6 luglio 1907 in un sobborgo di Città del Messico.
Suo padre, Wilhelm Kahlo, è un ebreo tedesco emigrato in Messico, la madre, Matilde Calderon y Gonzalez, è messicana.
Ha due sorelle, Matilde e Adriana, e la terza sorella, Cristina, nascerà un anno dopo.
Così Frida racconta dei suoi genitori:
“Nacqui a Coyoacan, all’angolo fra Londres e Allende. […] (mia madre) Era una donna bassina, dagli occhi molto belli, dalla bocca sottile, scura. […] Molto simpatica, attiva, intelligente. Non sapeva né leggere né scrivere, sapeva solo contare il denaro. Mia madre era amica delle comari, dei bambini e delle vecchie che venivano in casa a dire il rosario. Durante la “decena tragica” (insurrezione zapatista, 9-18 febbraio 1913) mia madre aprì le porte dei balconi sulla strada e accolse gli zapatisti. Curò i feriti, e agli affamati diede pagnottelle di mais […] Morì giovane a cinquantanove anni. (…) Mio padre era molto interessante, di una certa eleganza nel muoversi, nel camminare. Tranquillo, laborioso, coraggioso, aveva pochi amici. […] Figlio di ungheresi, mio padre era nato nel 1872 a Baden Baden in Germania. Aveva studiato a Norimberga. […] Giunse in Messico nel 1891.”
All’età di sei anni Frida viene colpita dalla poliomielite che le comprometterà per sempre l’uso della gamba destra: “A partire da allora ricordo tutto molto chiaramente. Passai nove mesi a letto. Tutto cominciò con un dolore terribile alla gamba destra, dalla coscia in giù. Mi lavavano la gambina in una bacinella con acqua di noce e panni caldi. La gambina rimase molto magra. A sette anni portavo degli stivaletti. All’inizio pensai che le burle non mi avrebbero toccata, ma poi mi fecero male, e sempre più intensamente”.
In questi momenti difficili il padre, con la sua compagnia e vicinanza, le è molto di conforto: “Grazie a mio padre ebbi un’infanzia meravigliosa. Pur essendo malato (soffriva di frequenti attacchi epilettici) fu per me un magnifico modello di tenerezza, bravura (come fotografo e pittore), e soprattutto comprendeva tutti i miei problemi”.
Frida è una ragazza estremamente intelligente, pronta e determinata: all’esame per accedere alla Scuola nazionale preparatoria, considerata la migliore scuola superiore del paese, si classifica fra le prime 35, su oltre duemila studenti.
Qui incontra per la prima volta il pittore Diego Rivera che sta dipingendo il murale “La Creazione”.
Per mantenersi agli studi lavora prima in una falegnameria, poi presso lo studio di un grafico pubblicitario che le dà anche lezioni di disegno.
Il 17 settembre 1925, mentre sta tornando da scuola, l’autobus su cui viaggia insieme al fidanzato, ha un incidente: Frida viene trafitta da un’asta metallica che la trapassa all’altezza dell’addome e le esce attraverso la vagina, ha fratture in tre punti della colonna vertebrale e in undici punti della gamba destra.
La degenza in ospedale è lunga e molto dolorosa: “I miei compagni di studi della scuola preparatoria vennero tutti a chiedere di me. Mi portavano fiori e cercavano di distrarmi.”
“Amo molto le cose, la vita, la gente. Non voglio che la gente muoia. Non ho paura della morte, però voglio vivere. Il dolore, questo sì, non lo sopporto. Non appena vidi mia madre le dissi: Non sono morta e, per di più, ho qualcosa per cui vivere, questo qualcosa è la pittura”.
Infatti è proprio durante la convalescenza che inizia a dipingere: “Ritenevo di avere energia sufficiente per fare qualcos’altro che non fosse studiare per diventare medico. Dovevo rimanere sdraiata con un busto di gesso che andava dalla clavicola al bacino; mia madre mi costruì un dispositivo molto ingegnoso a cui appendere la tavola di legno che mi serviva per appoggiare il foglio. Le venne l’idea di far fare un baldacchino al mio letto, come nel Rinascimento, e di fissarvi uno specchio per tutta la lunghezza, in modo che potessi vedermi e utilizzare la mia immagine come modello”.
Il fidanzato la lascia iniziando a viaggiare per l’Europa, il busto di gesso la intrappola, le fratture nelle varie parti del corpo le provocano enormi sofferenze fisiche… ”Ma malgrado tutto voglio aver fede […] mi alzerò comunque dal letto.”
Il primo autoritratto
Questo è considerato il suo primo vero e proprio autoritratto: Frida è una giovane, bellissima e seducente donna, ha un portamento regale e dei lineamenti estremamente raffinati. Sembra una dama rinascimentale. Ci fissa con lo sguardo fiero, fermo ma allo stesso tempo dolce e sereno. Non c’è traccia dell’incidente subito e del dolore patito, sono come storia passata: sullo sfondo le tumultuose onde del mare stanno proprio a sottolineare che il dramma è alle spalle. Questa opera infatti è stata realizzata da Frida per Alejandro, Alex, il suo ex fidanzato, come a volergli comunicare che tutto può ora tornare come prima, anzi meglio di prima: sul retro della tela si legge infatti la scritta in tedesco “Heute ist Immer Noch” (Oggi come Sempre).
Davvero attenta e curata è la tecnica esecutiva. Dobbiamo ricordare peraltro che fin da piccolissima Frida assisteva il padre nel ritocco fotografico (tecnica che richiede una precisione notevole ed ha un margine di errore praticamente inesistente) e che aveva seguito le lezioni di Arte e Disegno alla scuola superiore. Successivamente lavorerà fianco a fianco con Rivera che saprà indirizzarla affinandone le doti innate.
L'impegno politico
L’impegno politico sarà fra i principali elementi che caratterizzeranno tutta la vita di Frida: al termine della convalescenza, nel 1928, si iscrive alla Lega giovanile comunista e qui rivede Diego Rivera con il quale si sposa il 21 agosto dell’anno dopo (lei ha 22 anni, lui 43).
La loro storia d’amore sarà molto intensa, drammatica, piena di tradimenti reciproci, molto contraddittoria (divorzieranno e poi si risposeranno), ma durerà fino alla sua morte.
Frida e Diego
Opera dipinta un anno e mezzo dopo le nozze: è evidente lo stile naïf e popolare. Sull’angolo destro, riprendendo una caratteristica della pittura coloniale messicana vediamo un’iscrizione informativa: “Ci vedete qui, io Frida Kahlo insieme al mio amato marito Diego Rivera. Ho dipinto questi ritratti nella bella città di San Francisco, California, per il nostro amico Mr. Albert Bender, ed era nel mese di aprile dell’anno 1931“.
Frida rappresenta il marito seguendo alla perfezione la descrizione fisica che lei stessa ne dà nel saggio “Ritratto di Diego”: “La sua enorme pancia, liscia e tesa come una sfera, riposa su gambe forti, colonne bellissime, che finiscono nei grandi piedi che puntano ad angolo ottuso verso l’esterno come per abbracciare il mondo intero e sostenerlo invincibilmente sulla terra come un essere antidiluviano da cui emerge, dalla vita in su, un esempio di umanità a venire, distante da noi due o tremila anni”.
Frida e Diego sembrano in posa per una foto: è come se la giovane artista voglia mostrare a tutto il mondo il marito; inoltre si tengono per mano, come a voler sottolineare l’importanza che ha per lei il vincolo matrimoniale.
Senza la gioia della maternità
Malgrado il costante dolore fisico, le continue operazioni che dovrà subire nell’arco della sua vita, alla colonna vertebrale e al piede destro (si arriverà anche all’amputazione di tre falangi e in seguito anche della gamba), l’afflizione maggiore, per lei, sarà sempre quella di non aver potuto avere figli.
Frida rimane incinta tre volte, ma abortirà sempre perché il suo fisico non può sopportare una gravidanza a causa delle fratture al bacino patite nell’incidente.
Questo è il primo di una serie di autoritratti molto crudi e drammatici, con una enorme potenza espressiva, come spiega lo stesso Rivera: “Frida cominciò a lavorare a una serie di capolavori che non avevano precedenti nella storia dell’arte; lavori che esaltavano le qualità femminili della resistenza alla verità, alla realtà, alla crudeltà, alla sofferenza. Mai fino ad allora una donna era stata capace di mettere sulla tela tanta disperata poesia”.
Frida Kahlo nuda giace su un letto d’ospedale che pare sospeso tra il blu intenso del cielo e il marrone della terra spoglia. Frida, che ha il corpo ancora gonfio per la gravidanza, stringe contro il ventre sei nastri rossi ai quali sono legati sei oggetti, simboli delle sue emozioni al momento dell’aborto.
Con gli anni le sue condizioni di salute continuano a peggiorare: è costretta a portare un busto d’acciaio. Numerosi saranno i busti ortopedici che sarà costretta ad indossare fino alla morte.
Quando la salute glielo permette continua a dipingere, per poco tempo, seduta sulla sedia a rotelle: “Non sono malata, sono spezzata. Ma finché riesco a dipingere sono contenta di essere viva”
Dal 13 al 27 aprile 1953 viene allestita la sua unica mostra personale messicana.
I visitatori sono così numerosi da formare lunghissime file che arrivano a bloccare il traffico. Frida si fa portare alla mostra in barella e per ricevere gli omaggi degli amici e dei visitatori viene distesa su un letto appositamente allestito in una sala.
Frida Kahlo, muore nella notte del 13 luglio 1954, probabilmente per embolia polmonare.
Le ultime parole scritte sul suo diario sono: ”Attendo con gioia la mia dipartita… e spero di non tornare mai più… Frida”.
AGGIORNATO IL: 11/09/2021